Il 24 febbraio noi europei ci siamo risvegliati con una guerra nel nostro territorio e abbiamo riscoperto questa realtà violenta che pensavamo di aver superato definitivamente. Un uomo contro un altro uomo, morte che chiama altra morte, la storia si ripete o, forse, non ha mai smesso di essere così? Questo conflitto in Ucraina deve spingerci non solo a vivere in maniera empatica ciò che lì succede ma deve farci aprire gli occhi sul fatto che molte zone del mondo vivono da anni scenari di guerre. Se pensiamo che nel 1945 è finita la seconda guerra mondiale e noi la studiamo nei libri di storia ci sembrerà assurdo che in Birmania, paese del sud-est asiatico, avvengono conflitti interni in maniera ininterrotta dal 1948; in quell’anno, infatti, il paese ottenne l’indipendenza dal Regno Unito ma non ha mai avuto una stabilità politica per via delle spinte autonomistiche ed etniche dei popoli interni. Nel 2021 si è aggiunto un colpo di stato militare che ha portato ad una recrudescenza di un conflitto che ha portato già a 130 mila morti dal 1948.
Più conosciute sono le guerre in Afghanistan, partita nel 1978 come campo di scontro della guerra fredda per poi diventare guerra al terrorismo che ancora sconvolge il paese, e in Siria, partita nel 2011 come guerra civile e diventata anch’essa guerra al terrorismo. Queste due guerre hanno portato a tantissime vittime, rispettivamente quasi 2 milioni in Afghanistan e più di 500 mila in Siria ed il numero è portato a crescere di giorno in giorno.
Meno conosciuta è la guerra in Yemen dove dal 2011 la caduta del presidente Saleh, dopo 33 anni di governo, ha portato ad una guerra civile dove i governi si impongono e cadono con la logica delle armi e che ha portato a quasi 400 mila vittime.
Nel mondo esistono anche situazioni di guerre fredde, ovvero conflitti la cui recrudescenza è diminuita con il tempo riducendosi ad eventi sporadici, come il conflitto tra India e Pakistan, partito dal 1947 a seguito dell’indipendenza di entrambi i paesi dal Regno Unito e aumentato da motivazioni religiose, il conflitto tra Corea del Nord e Corea del Sud, che dopo la guerra coreana del 1950-1953 non è mai giunta ad un vero trattato di pace, e il più conosciuto conflitto tra Israele e Palestina a seguito della nascita dello Stato d’Israele nel 1948.
La minor recrudescenza non deve far pensare a situazioni di pace che aspettano di essere ufficializzati ma a veri e propri muri di confine e discriminazione interna dell’uno o dell’altro popolo.
Tutti questi sono parte dei numerosi conflitti presenti nel mondo; la realizzazione della pace nel mondo è ancora lunga da darsi e serve un impegno continuo e rinnovato per fare in modo che la guerra non diventi qualcosa di naturale a cui abituarsi o, addirittura, qualcosa di necessario per mantenere un determinato stile di vita o un preciso ordine mondiale.
Noi cristiani dobbiamo essere in prima fila nel ricercare i modi per giungere la pace ma dobbiamo anche dirci che non c’è, almeno in ambito cattolico, una riflessione sistematica di teologia della pace; se è vero che dobbiamo cercare la pace dobbiamo riflettere anche sui modi pratici di conciliare la situazione reale con la nostra coscienza cristiana e il conflitto in Ucraina ci richiede urgentemente questa riflessione a cui dobbiamo dare risposta il prima possibile.
Giuseppe Basile
VI anno
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