Mens nostra concordet voci nostrae – il nostro spirito concordi con la nostra voce.
Con queste parole di San Benedetto ha avuto inizio l’anno formativo della comunità del Seminario Regionale. Seppure nel rispetto delle distanze di sicurezza anti contagio ci siamo ritrovati insieme per ascoltare e ricevere da parte del Rettore e dell’equipe educativa la traccia formativa (qui la Traccia formativa 2020-2021) che accompagnerà il Seminario nei prossimi mesi di vita comunitaria.
È alla liturgia che desideriamo guardare perché essa è per noi fonte e culmine della vita cristiana, così come il Concilio ci insegna. Mentre scandisce il nostro tempo e ci dona la grazia che ci salva, il nostro spirito, la nostra interiorità vengono trasformati da essa. È necessario infatti porre attenzione anzitutto ai gesti e alle parole che esprimiamo nella liturgia perché tutto questo si realizzi nel nostro cuore: è la nostra interiorità ad accordarsi, a farsi coinvolgere da ciò che accade fuori di noi nell’atto liturgico.
La liturgia tocca la nostra vita e noi ad essa, dal mattino fino a sera, portiamo il quotidiano carico della nostra storia. Tutto in noi è alimentato e ricreato dall’azione di Dio che ci dona una gioia grande tanto da spingerci, usciti dalla liturgia, a impegnare tutto noi stessi nell’annuncio e nella carità.
La liturgia orienta lo sguardo di ciascuno verso tre direzioni: verso il Signore attraverso le parole e i gesti che Egli stesso ci ha donato per poter entrare in relazione con Lui; verso noi stessi perché la nostra vita si trasformi in una liturgia, in un sacrificio spirituale che consegni tutto di noi - o pian piano quello che il nostro cammino ci permetterà - a Dio, mentre Dio si dona tutto a noi; verso la
Chiesa nella quale ci riconosciamo come membra di un unico Corpo, facciamo esperienza del perdono e della comunione dei carismi e dei ministeri.
La lettura e la meditazione di questa traccia, che sarà oggetto di tutti gli interventi formativi, sproni e guidi la comunità, come suggerirebbe Romano Guardini, a liberarsi almeno nella preghiera dalla irrequietudine dell’attività utilitaria, impari ad essere prodiga di tempo per Dio; trovi parole e gesti per il santo gioco, senza domandarsi ad ogni momento: a che scopo e perché?
Mino Serpetino – V anno