Sono passati ormai 30 anni da quando il nostro caro e venerabile don Tonino ha raggiunto il cielo, per celebrare definitamente la Pasqua del Signore.
Ancora oggi le sue parole profetiche continuano ad essere un balsamo di misericordia per la vita ecclesiale e non. È stato un uomo, prima che prete e poi vescovo, di decisioni molto forti e coraggiose. Tutta la sua vita è stata circondata da questa testimonianza di comunione e di amore verso i poveri e gli ultimi, verso tutti coloro che solitamente sono posti ai margini dalla società perché considerati “diversi” da noi. “Ascoltino gli umili e si rallegrino” era il motto, tratto dal salmo 33, che aveva scelto per il suo stemma episcopale. Grazie don Tonino, perché continui a ribaltare questa irrefragabile logica invitandoci a costruire un mondo migliore verso orizzonti di Pace! Per dirla con le parole di Papa Francesco, è stato un vero e proprio anticipatore di quella «Chiesa in uscita», di quella Chiesa sinodale fatta di «stola e grembiule» capace di sapersi sporcare le mani nelle difficili situazioni che la vita ogni giorno ci sottopone.
Per celebrare il 30° anniversario dal suo dies natalis, sia la Chiesa ugentina che quella molfettese, hanno organizzato una seria di eventi celebrativi per commemorare tale ricorrenza.
Momento particolarmente intenso è stata la celebrazione Eucaristia nella cattedrale di Molfetta, lo scorso 20 aprile, presieduta dal Card. Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza Episcopale Italiana.
Durante l’omelia, il cardinale ha delineato tutti quei tratti fondamentali che sono appartenuti a don Tonino; tuttavia ha esortato tutti a chiedere scusa «perché abbiamo frainteso la sua voce evangelica, esigente come è il Vangelo che chiede amore vero e non surrogati; che coinvolge tutto, non solo quello che avanza o finché mi va; amore sporco della vita e anche del nostro peccato, ma amore senza furbizie, calcoli, ecclesiasticismi, strumentalità, ideologie». La celebrazione si è conclusa con la consegna della croce, realizzata con alcuni relitti del caicco naufragato tra la notte del 25 e il 26 febbraio 2023, sulla spiaggia dello steccato di Cutro, dove persero la vita circa 94 migranti. Tale croce è stata collocata proprio accanto alla sua tomba, nel cimitero di Alessano, e vuole essere un simbolo di pace per quei semi di speranza e fraternità che lui stesso ha lasciato e che tutti noi dobbiamo impegnarci nel coltivarli affinché qualcosa di nuovo germogli.
Anche la Diocesi di Ugento – S.M. Di Leuca, ha stilato un programma, per ricordare il 30°della nascita al cielo. Diverse sono state le iniziative proposte, tra quelle più importanti ricordiamo la S. Messa nella Chiesa Collegiata di Alessano, il 18 Aprile scorso, presieduta da Mons. Vito Angiuli, e quella del 20 aprile presso il cimitero con la partecipazione degli alunni delle Scuole Medie e degli Istituti Scolastici “D. Tonino Bello” e “G. Salvemini” e infine, quella presieduta da Mons. Francesco Savino, vescovo di Cassano all’Ionio e vicepresidente della CEI, il 21 Aprile.
Ulteriore momento significativo è stata la veglia di preghiera sulla tomba dove hanno preso parte moltissimi giovani di tutte le età, provenienti da molti paesi limitrofi e non solo.
Nel corso della settimana non sono mancati momenti dal carattere più culturale con la presentazione di due libri: “Don Tonino Bello (1935-1993). Una Biografia” a cura del prof. U. Parente e “Cara mamma” Lettere di don Tonino ai familiari (1948-1964) curato da Trifone e Stefano Bello.
Tutto questo è stato coronato sabato 22 Aprile, con la presentazione dell’iniziativa L’anello del Bello, a cura di “Cammini di Leuca” e la consegna del “sigillum” alla Comunità di Alessano; a seguire, dopo l’Eucaristia, l’inaugurazione della pietra miliare da parte del sindaco, alla presenza del Vescovo Vito e delle autorità religiose e civili. Inoltre, per tutta la settimana presso il Palazzo Legari di Alessano è stata allestita la mostra “Il potere dei segni”.
Molto si è già detto su questo Vescovo santo e modello del gregge. Bisogna però fare attenzione a non strumentalizzare tutto il suo detto e fatto, come afferma Mons. Angiuli nell’articolo del 26 aprile scorso apparso sul Nuovo quotidiano di Puglia-Lecce: «Bisognerebbe conoscere meglio don Tonino e leggere tutti i suoi scritti, e non scegliere, fior da fiore, secondo una selezione di comodo e unilaterale. Per lui era chiaro che il criterio della denuncia e dell’annuncio, su cui si doveva muovere la sua azione di pastore, doveva coniugare insieme l’etica sociale e l’etica personale, senza alcuna divisione o separazione. (…) A trent’anni dalla sua morte è venuta l’ora di parlare del don Tonino storico. Di quello realmente vissuto in questo mondo, non nella fantasia dei suoi ammiratori e dei suoi interpreti. Occorre inoltre conoscere non solo il don Tonino Vescovo, con le sue parole e i suoi gesti divenuti per molti punto di riferimento, ma anche il don Tonino sacerdote vissuto nel Salento, soprattutto nel Seminario Vescovile di Ugento come educatore dei seminaristi. Si tratta del periodo più lungo della sua vita, circa diciotto anni, vissuti nel nascondimento e al riparo dalla successiva “bolla mediatica”».
Facciamo tesoro di queste parole affinché ognuno di noi si sforzi ogni giorno sempre più ad approfondire questa figura e ad imitarla tenendola come uno dei tanti punti di riferimento nel cammino della vita.
Questo, come ebbe a dire Mons. M. Magrassi nell’omelia durante i funerali sul porto di Molfetta: «Sarà il modo migliore di ricordarlo».
Carmine Matteo De Marco, V anno
Diocesi di Ugento-S. Maria di Leuca