Lo scorso anno, dopo aver partecipato a degli incontri tenuti dal responsabile vocazionale della mia diocesi, ho deciso di vivere una esperienza di discernimento. Da ottobre sono a Molfetta nella Comunità del propedeutico San Vincenzo de’ Paoli.
Sono giunto qui per dare ascolto ad un desiderio, per guardarmi dentro. Pensavo che qui avrei capito, che si sarebbe schiarito tutto, ma mi è stato insegnato durante i colloqui e gli incontri che il discernimento non è trovare la formula che dimostra la mia vocazione. Discernimento è mettersi in ascolto, dare una direzione al nostro cammino, è interrogarsi su alcune domande essenziali: chi sono io? Chi sei tu, Signore? A chi mi mandi? A fare cosa?
Conoscersi significa prendere coscienza di quello che si è, vedere alla luce dello Spirito Santo chi siamo, mettendo in luce anche le nostre miserie e povertà.
La proposta formativa, i momenti di preghiera, l’accompagnamento dei formatori, la vita di comunità, i servizi di carità sono tutti elementi che contribuiscono alla formazione e quando essa raggiunge il cuore della persona, effettua in essa un cambiamento interiore.
Ho sperimentato che nel cammino che conduce al cambiamento si compie un passo avanti e uno indietro, l’importante è non scoraggiarsi, quando si inizia a cambiare aumentano le difficoltà ed è forte la tentazione di tornare indietro. Ci sono momenti in cui tutto sembra bello e risolto e altri in cui ci si rende conto che la meta è ancora lontana. La meta è l’approdo al quale giungiamo quando il cammino ci porta a conoscerci meglio umanamente e spiritualmente. Ma è una meta sempre provvisoria soggetta ad un continuo dinamismo.
Nella comunità siamo dodici ragazzi con età, caratteri e vissuti differenti. Non ci siamo scelti, ed anche se questo può comportare qualche difficoltà e incomprensione sperimentiamo che dal confronto si impara a guardare le cose non da un unico punto di vista, e questo arricchisce e fa crescere.
Considero quest’anno come un tempo favorevole in cui mi sento accolto e amato, un dono che il Signore mi ha fatto per condurmi sempre più all’incontro personale con Lui.
Stefano Cascavilla