Siamo alle prime battute del nuovo anno liturgico e la seconda domenica di Avvento, il nostro itinerario in attesa della venuta del Signore, ci impone una sosta di contemplazione, coincidendo con la solennità dell’Immacolata concezione della beata Vergine Maria. Si tratta forse di una parentesi devozionistica? Di un omaggio che distrae? No, di certo! Maria sempre ha partecipato intimamente alla storia della salvezza: è serva, è discepola, è madre! Come insegna il Concilio, se ella è oggetto della nostra predicazione e della nostra venerazione, lo è per richiamare i credenti al Figlio suo, al suo sacrificio e all’amore del Padre (LG, 65). In questa solennità, nella quale contempliamo Maria preservata da ogni contagio di colpa fin dal suo concepimento, ravvisiamo l’amore del Padre che ci ha benedetti e ci ha scelti per essere santi e immacolati di fronte a lui, figli adottivi mediante Gesù Cristo (II lettura). L’autore della Lettera agli Efesini insiste su questa vocazione che è anche vocazione sponsale di Israele davanti al Signore suo sposo, vocazione della Chiesa davanti a Cristo suo capo. Questo fatto teologico non è semplicemente un’idea, ma appunto una realtà, contemplata mirabilmente in Maria, figura e modello della Chiesa. Con il suo “Sì”, (Lc 1,38) Maria ha consegnato tutta se stessa senza riserve. L’incarnazione di Dio e la redenzione iniziata con questo evento presuppone in Maria una disposizione piena, pura e per questo libera dal peccato originale. Dove lo si lascia entrare, Dio abita con la sua grazia, con i suoi doni. Maria è la bellezza della creazione che non volta le spalle a Dio, è l’umano che si fa dimora, è la prima redenta, preservata in previsione della morte del Figlio (Colletta del giorno). Ogni istante della nostra vita, sia accoglienza dell’amore eterno, possibilità di dare carne e sangue alla creazione nuova, inaugurata dall’Incarnazione del Verbo.