Uno dei laboratori progettati dagli esperti del CREMIT ruotava intorno al tema della “Pastorale 3.0”. L’intento dell’esperto è stato quello di mostrarci i processi di mediamorfosi a cui abbiamo assistito e assistiamo nell’uso corrente dei social media. Ma perché parliamo di Pastorale 3.0?
Per trovare una risposta a questa domanda, siamo partiti nell’ analizzare le diverse età dello sviluppo del digitale per poi poter passare a considerare diverse età nella pastorale digitale. Guardando al digitale abbiamo: una prima era caratterizzata dalla presenza dei mass media con lo scopo di abbattere le distanze; una seconda in cui il digitale è concepito come “ambiente”, ossia come un luogo che permette a tutti di interagire; infine, l’ultima composto dalla presenza dei social, che danno la possibilità non solo di stare sempre on-line, ma soprattutto di stare on-life, e cioè di poter condividere tutta la nostra vita, la nostra storia.
Così siamo passati nel guardare a come la pastorale ha interiorizzato queste età: negli anni 90 si scopre l’esigenza di far promuovere ai media nuovi costumi nel linguaggio dell’informazione; all’inizio del secondo millennio le tecnologie diventano sempre più pubbliche da avvertire il compito di abitarle cristianamente; per ultimo, i giorni nostri, in cui tutti i social costituiscono dei connettori sempre più ampie e in evoluzione di relazioni. È qui che si pone la Pastorale 3.0, come capacità sempre meglio di poter esplorare e conoscere questi mezzi di comunicazione per far viaggiare sempre meglio e sempre più velocemente il messaggio di Cristo.
Giovanni Specchia
III anno