PRENDI E SCENDI NELLA BOTTEGA DEL VASAIO
La formazione è un’opera artigianale, che non riguarda i soli anni di seminario, ma investe tutta la vita di un seminarista e, poi, di un presbitero, poiché dall’intima preghiera di lode, scaturisce la domanda su Dio e il desiderio di approfondirne la conoscenza.
La ricerca della Verità è apertura all’orizzonte della ragione che incontra la fede, affinché essa diventi sempre più domanda e risposta di senso per il presente. A tal riguardo, la proposta formativa si articola in un biennio filosofico, in cui vengono forniti strumenti per una valida ricerca ermeneutico-scientifica, intorno ai nodi dell’umano e un triennio teologico, in cui l’approfondimento esegetico e la patristica rappresentano le fondamenta, per dare «ragione della speranza» (1 Pt 3,15), che risiede in Gesù Cristo, morto e risorto per noi.
Non c’è acquisizione del sapere senza la fatica dell’ascolto, della rilettura, ma soprattutto della necessaria e continua revisione del proprio metodo e di se stessi. Tutto questo contribuisce, oltre alla crescita della vita intellettuale e spirituale, a comporre le diverse e divergenti energie di cui si è dotati, in uno sviluppo integrale della persona. In quest’operare, che modifica il proprio mondo interiore ed esteriore, allargando gli spazi della socialità e creando e ricreando il tempo, Theilard de Chardin scorgeva una sorta di “transustanziazione” della natura, simile a quella che si realizza nell’Eucaristia.
Ciò che caratterizza il pensatore – secondo A. Sertillanges – e, dunque, lo Spirito della Chiesa, è «il saper conservare per tutta la vita quella tendenza a vedere tutto sotto l’angolo del mistero, quella fortunata capacità di trovare dappertutto sorprese feconde, quella curiosità, quella vivacità d’impressione che sono proprie dell’infanzia»… e che renderanno il prete un instancabile annunciatore del Vangelo.
Giuseppe Maurodinoia, II anno
Arcidiocesi di Bari-Bitonto