Le radici della carità
Prima di parlarvi dell’ultimo rapporto Caritas, vorrei fermarmi un attimo, spiegando in poche righe che cos’è Caritas Italiana.
Caritas Italiana nasce il 2 luglio del 1971, per volontà di papa Paolo VI di santa memoria: fu proprio papa Montini a sciogliere nel 1968 la Pontificia opera di assistenza (Poa) per incoraggiare una carità nuova; una carità che rispecchiasse a pieno lo spirito del Concilio Vaticano II, impegnata a promuovere la giustizia e a liberare i poveri dalla dipendenza altrui. L’obiettivo era sostituire l’assistenzialismo con la promozione umana e diffondere la Caritas in tutte le diocesi e le parrocchie, trasformandole in soggetti di carità evangelica: aperta a tutti ma con un’opzione preferenziale per i poveri. Nell’arco di 20 anni la Caritas era presente quasi in ogni diocesi, a stimolarne l’espansione furono le tante emergenze in Italia e all’estero.
In occasione della Giornata internazionale di lotta alla povertà, Caritas Italiana ha presentato, lunedì 17 ottobre ore 10.30-12.30 a Roma il 21° Rapporto su povertà ed esclusione sociale dal titolo “L’anello debole”.
Dal rapporto emerge come non esisterebbe una sola povertà: ce ne sono tante, acuite dai disastrosi effetti della pandemia e dalle ripercussioni della guerra in Ucraina. Nel 2021, i poveri assoluti nel nostro Paese sono stati circa 5,6 milioni, di cui 1,4 milioni di bambini. Tra gli “anelli deboli” vi sarebbero i giovani, colpiti da molte forme di povertà: dalla povertà ereditaria, che si trasmette “di padre in figlio” per cui occorrerebbero – secondo il Rapporto – almeno cinque generazioni a una persona che nasce in una famiglia povera per raggiungere un livello medio di reddito; alla povertà educativa, tanto che solo l’8% dei giovani con genitori senza titolo superiore – sempre secondo il Rapporto – riuscirebbe ad ottenere un diploma universitario, che gli consentirebbe, perciò, di migliorare la propria condizione economico-sociale.
Sempre secondo i dati, solo nel 2021 quasi 2.800 Centri di Ascolto avrebbero effettuato oltre 1,5 milioni di interventi, per poco meno di 15 milioni di euro, con un aumento del 7,7% delle persone, che avrebbero chiesto aiuto rispetto all’anno precedente. Nel 2022 i dati raccolti confermerebbero – secondo il Rapporto – questo trend tendenziale.
La situazione, per nulla rosea, emersa da questi dati spinge i cristiani ad adoperarsi affinché, sebbene la povertà non potrà mai essere debellata (ce lo dice il Signore Gesù: “i poveri li avete sempre con voi”: Mc 14, 7), possa per lo meno essere resa meno gravosa la loro esistenza. Essere gocce di acqua fresca, come diceva Madre Teresa di Calcutta, in un oceano di dolore e di indifferenza.
Per questo, per concludere mi piace ricordare, tra le figure di cristiani contemporanei che si sono adoperati nel servizio dei poveri e degli emarginati, quella di Biagio Conte, meglio conosciuto come “fratel Biagio”, morto lo scorso 11 gennaio di questo nuovo anno, a Palermo a 59 anni, fratello laico cui si deve la ormai celebre “Missione di Speranza e Carità”. Egli, figlio di un industriale edile, dopo essere stato miracolato a Lourdes, ed a seguito di una crisi spirituale, nel 1990 decise di dedicarsi a Dio, vestendosi di sacco, rinunciando alla casa e ai beni di famiglia, ritirandosi nelle montagne dell’entroterra siciliano e vivendo come eremita. Tornato a Palermo, partì missionario per l’Africa, ma tornò in Italia dopo un anno, dove riconobbe lo stato di abiezione morale, civile, economica e sociale in cui versavano tanti siciliani e tanti immigrati africani. Cominciò dai senzatetto della stazione di Palermo Centrale, diventando uno di loro e nel 1993 fondò la “missione di Speranza e Carità”, che ha ospitato e aiutato negli a seguire, migliaia di persone. Per alcuni ha battuto vie controverse; a volte è stato un uomo spigoloso e singolare ma il giudizio lo lasciamo a Dio. Fu tuttavia uno dei pochissimi, dei tempi attuali, e di questo gli va dato merito, a non vivere di pauperismo, ma a condurre la sua vita nella più rigorosa, esemplare povertà ed al contempo un’autentica carità. Possa Dio permetterci di emulare questa figura e le altre grandi personalità della carità cristiana!
Aldo Di Gennaro, III anno