Come un solo mese può dare senso a una vita intera
di Luigi Gravinese
Il Principio e Fondamento apre l’itinerario mensile degli Esercizi Spirituali offerti da Ignazio di Loyola. E può sintetizzarsi con l’espressione santa indifferenza. Se non lo s’intende nel suo giusto significato, è facile avvertire una ribellione interiore; ma se ne si intuisce la verità profonda, è altrettanto facile provare una grande pace. Così è l’esperienza del mese ignaziano. Può sembrare un’impresa più o meno ardua quando si sente il desiderio di viverla. Per via del pensiero del distacco da tutto o per l’idea di un silenzio troppo pesante da reggere. Eppure da subito queste paure e ribellioni perdono consistenza e tu trovi posto nella casa di Betania, nell’intesa di sguardi tra Gesù e la sua amica Maria in quella parte migliore che non agita il cuore. Un’esperienza spirituale profonda che ti fa rileggere le trame della tua esistenza scoprendo che tutto di te è intrecciato in una logica pasquale. E questo avviene soprattutto nella prima settimana. Dalla seconda in poi si cammina nell’esistenza terrena di Gesù dalla sua Nascita alla sua Risurrezione. Anche qui i passi seguono un’altra logica divina che è quella dell’Incarnazione: mentre cammini per queste vie, ti senti camminato. Esco dal mese più unificato con me stesso, restituito a tutto ciò che ho lasciato, più ricco di una relazione rinnovata con il Signore e un ascolto più teso a trovarlo ovunque io mi trovi. Ho ritrovato perciò nell’esperienza di un mese il senso di quegli ideali che Ignazio ha proposto ai suoi compagni: essere contemplativi nell’azione, trovare Dio in tutte le cose. Ideali che sembrano paradossi, ma che rispondono pienamente alla follia evangelica. Bisogna perdere la propria vita per ritrovarla o lasciare tutto per un centuplo. Così bisogna ritirarsi da ogni cosa e da ogni azione per riscoprirle ricche di Dio.