La Quaresima soprattutto mediante il ricordo o la preparazione al battesimo e mediante la penitenza, invita i fedeli all'ascolto più frequente della parola di Dio e alla preghiera e li dispone così a celebrare il mistero pasquale. (SC 109). Lo ha ribadito fratel Luciano Manicardi, monaco della Comunità di Bose, predicando nel nostro seminario il ritiro in occasione del Mercoledì delle Ceneri, giorno che segna l’inizio del cammino penitenziale in preparazione alla Pasqua. La giornata, iniziata con la preghiera delle lodi mattutine nella Cappella maggiore, è proseguita poi con la prima meditazione. Alle tredici, in sostituzione del pranzo, abbiamo celebrato la santa messa con il rito di benedizione e imposizione delle ceneri. Nel pomeriggio, invece, dopo la seconda meditazione, si è svolta l’adorazione eucaristica che si è conclusa con la preghiera del vespro.
Ascesi e cammino sinodale. Sono state queste le parole che fratel Luciano ci ha rivolto, riprendendo il messaggio di papa Francesco per la Quaresima. L’ascesi quaresimale è un impegno necessario per superare le nostre mancanze di fede e le resistenze a seguire Gesù sul cammino della croce. Consiste in un continuo lavoro di vigilanza su sé stessi che ci fa giungere alla piena umanizzazione, alla gioia piena e duratura, alla libertà. Bisogna mettersi in cammino – scrive papa Francesco – un cammino in salita, che richiede sforzo, sacrificio e concentrazione, come una escursione in montagna. Questi requisiti sono necessari anche per il cammino sinodale che stiamo vivendo. Alla base di tutto vi è l’ascolto quotidiano di chi ci sta accanto. Un ascolto che non equivale al verbo “sentire”, che presupponga cioè la scelta personale di prestare attenzione a quello che l’altro ci sta dicendo, senza giudicare e nella consapevolezza che l’altro può pensarla anche diversamente da me. Un ascolto che si fonda sulla fiducia e che si esplicita con il corpo come l’emorroissa, che, dopo aver udito parlare Gesù, sente il bisogno di toccare le sue vesti per essere guarita dal male (Mc 5,21-34). Un ascolto che non si soffermi sui pregiudizi e alle, a volte inamovibili, etichettature, ma che guardi alla complessità e all’interezza della vita di ognuno. Un ascolto che ospiti nel proprio cuore le attese, le speranze e le paure dell’altro facendole proprie, come Maria che accoglie Gesù nella propria casa, si siede ai suoi piedi e ascolta la sua Parola (Lc 10,38-42). Un ascolto soprattutto non fine a sé stesso, che si attui nel discernimento, fare cioè qualcosa di ciò che si è ascoltato nella consapevolezza che dove sono due o tre riuniti nel suo nome, Gesù è in mezzo a loro (Mt 18,20). Come un ballerino che con l’esercizio diventa sempre più sciolto e agile nei movimenti, così anche noi, utilizzando l’ascesi e l’ascolto, potremo prepararci ed esultare di gioia per la risurrezione di Gesù. Esultare viene dal latino ex-saltare e significa appunto danzare, ballare, come il popolo d’Israele che oltrepassato il Mar Rosso esprime nel canto la gioia incontenibile, come Pietro e Giovanni che, appresa la notizia della tomba vuota, corrono in fretta, vedono e credono che Gesù è risorto.
Giuseppe Urso I anno
La Quaresima soprattutto mediante il ricordo o la preparazione al battesimo e mediante la penitenza, invita i fedeli all'ascolto più frequente della parola di Dio e alla preghiera e li dispone così a celebrare il mistero pasquale. (SC 109). Lo ha ribadito fratel Luciano Manicardi, monaco della Comunità di Bose, predicando nel nostro seminario il ritiro in occasione del Mercoledì delle Ceneri, giorno che segna l’inizio del cammino penitenziale in preparazione alla Pasqua. La giornata, iniziata con la preghiera delle lodi mattutine nella Cappella maggiore, è proseguita poi con la prima meditazione. Alle tredici, in sostituzione del pranzo, abbiamo celebrato la santa messa con il rito di benedizione e imposizione delle ceneri. Nel pomeriggio, invece, dopo la seconda meditazione, si è svolta l’adorazione eucaristica che si è conclusa con la preghiera del vespro.
Ascesi e cammino sinodale. Sono state queste le parole che fratel Luciano ci ha rivolto, riprendendo il messaggio di papa Francesco per la Quaresima. L’ascesi quaresimale è un impegno necessario per superare le nostre mancanze di fede e le resistenze a seguire Gesù sul cammino della croce. Consiste in un continuo lavoro di vigilanza su sé stessi che ci fa giungere alla piena umanizzazione, alla gioia piena e duratura, alla libertà. Bisogna mettersi in cammino – scrive papa Francesco – un cammino in salita, che richiede sforzo, sacrificio e concentrazione, come una escursione in montagna. Questi requisiti sono necessari anche per il cammino sinodale che stiamo vivendo. Alla base di tutto vi è l’ascolto quotidiano di chi ci sta accanto. Un ascolto che non equivale al verbo “sentire”, che presupponga cioè la scelta personale di prestare attenzione a quello che l’altro ci sta dicendo, senza giudicare e nella consapevolezza che l’altro può pensarla anche diversamente da me. Un ascolto che si fonda sulla fiducia e che si esplicita con il corpo come l’emorroissa, che, dopo aver udito parlare Gesù, sente il bisogno di toccare le sue vesti per essere guarita dal male (Mc 5,21-34). Un ascolto che non si soffermi sui pregiudizi e alle, a volte inamovibili, etichettature, ma che guardi alla complessità e all’interezza della vita di ognuno. Un ascolto che ospiti nel proprio cuore le attese, le speranze e le paure dell’altro facendole proprie, come Maria che accoglie Gesù nella propria casa, si siede ai suoi piedi e ascolta la sua Parola (Lc 10,38-42). Un ascolto soprattutto non fine a sé stesso, che si attui nel discernimento, fare cioè qualcosa di ciò che si è ascoltato nella consapevolezza che dove sono due o tre riuniti nel suo nome, Gesù è in mezzo a loro (Mt 18,20). Come un ballerino che con l’esercizio diventa sempre più sciolto e agile nei movimenti, così anche noi, utilizzando l’ascesi e l’ascolto, potremo prepararci ed esultare di gioia per la risurrezione di Gesù. Esultare viene dal latino ex-saltare e significa appunto danzare, ballare, come il popolo d’Israele che oltrepassato il Mar Rosso esprime nel canto la gioia incontenibile, come Pietro e Giovanni che, appresa la notizia della tomba vuota, corrono in fretta, vedono e credono che Gesù è risorto.
Giuseppe Urso I anno
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