Lo scorso 28 aprile la nostra comunità ha ascoltato la testimonianza e le parole del dott. Giuseppe Gatti, magistrato e attualmente impegnato nella Direzione Investigativa Antimafia di Roma.
Pugliese di origine, il dott. Gatti ha svolto il suo lavoro da PM per cinque anni ad Urbino e successivamente, dal 2002 è rientrato in Puglia, svolgendo il suo lavoro a Foggia fino al 2008. Dal 2008 è stato Bari nella Direzione Distrettuale Antimafia per il nord Puglia e, infine, dal 2020 per le zone di Bari e Catanzaro.
Con professionalità e passione, ci ha illustrato la situazione pugliese, non facile, che ancora oggi conta molte vittime innocenti morte per la mano feroce della mafia, genitori che devono accompagnare i loro figli al cimitero, mogli a cui sono stati portati via i loro mariti, figli che restano orfani dei loro genitori…la mafia è questa! Anche lo spaccio di stupefacenti fatto fare da bambini perché “meno visibili” è mafia, quando è meglio farsi i “fatti propri” anziché esporsi è mafia, ogni qualvolta vuoi prevalere, con forza, su qualcun altro…siamo mafiosi. Non servono coraggiosi eroi ma cittadini attivi e consapevoli, capaci di interpretare il presente; servono comunità compatte nell’obiettivo di mantenere la democrazia e nella voglia di imporre la legalità. Oggi, mentre attraversiamo una fase storica estremamente delicata, caratterizzata dal post-pandemia da Covid-19 e dalla connessa crisi economica, educativa e sociale, è necessario continuare la propria lotta quotidiana contro le mafie, con gli strumenti più importanti che abbiamo a nostra disposizione: la partecipazione sociale e le competenze. Questo è stato ciò che il dott. Gatti ci ha trasmesso, non tralasciando anche il lato spirituale di tutto ciò che circonda la mafia, invitandoci soprattutto ad interagire nelle carceri, non tralasciare la pastorale carceraria, relazionandosi con chi è entrato per piccoli crimini ma, in alcuni casi, possono essere letteralmente cambiati, in mafiosi strutturati. Non uccidere! Invece…troppo spesso la legge è trasgredita. Il precetto non è osservato. Figlio, ricorda: ogni volta che un uomo spira, inchiodato dall’ingiustizia umana, come Gesù, egli alita il suo amore sul mondo intero. Siamo noi la speranza germogliata dalla morte violenta di tanti martiri. Tocca a noi fare scelte coraggiose e difendere il valore della vita laddove esso è offeso, è schiacciato, è oppresso, è venduto, è calpestato, è ucciso. Cristo, aiutaci diffondere nella città dell’uomo la civiltà dell’amore!
Raffaele Angeloro
II anno
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