Quando si pensa ad una abbazia, spesso l’immaginario comune che emerge è quella di un luogo silenzioso, ritirato e triste. Eppure, trascorrere del tempo in questi luoghi non significa solo isolarsi dal trambusto del quotidiano ma vivere un’esperienza che può arricchire profondamente sia a livello personale che spirituale.
Quest’estate ho avuto l’opportunità di trascorrere alcuni giorni presso l’abbazia di Santa Croce in Sassovivo assieme alla comunità dei piccoli fratelli di Jesus Caritas, per svolgere l’esperienza della parola proposta dal seminario.
Anche se il mio obiettivo non era quello di seguire un ritiro spirituale in senso stretto, ho avuto modo di esplorare una vita lontana dall’ordinarietà, tra meditazione, lavori manuali e momenti di condivisione.
Arrivare in abbazia è stato per me come varcare una soglia verso un altro mondo. Le mura antiche, l’odore dell’incenso e il suono stridente delle campane che scandivano il tempo mi hanno fatto percepire la differenza rispetto alla vita di tutti i giorni.
Nonostante queste peculiarità, è stato il silenzio a colpirmi di più. Non un silenzio vuoto, ma pieno di significato, che sembrava invitarmi a rallentare e ascoltare.
Grazie a questa esperienza ho trovato nei momenti di meditazione e preghiera uno spazio per riflettere su me stesso e sulla mia vita alla sequela di Cristo. La semplicità delle parole e dei gesti che mi sono stati rivolti e affidati, uniti alla bellezza del paesaggio circostante, hanno creato un senso di pace interiore. Svolgere questa esperienza mi ha insegnato l’importanza di rallentare, di vivere ogni momento con consapevolezza.
Ho capito che, anche nella nostra vita quotidiana, possiamo creare spazi di silenzio e semplicità per ritrovare noi stessi nella preghiera con Cristo.
Francesco Scolozzi, IV anno.