«Se la natura profonda di Dio è la misericordia,
ciò significa che egli ricopre con un velo,
con un mantello, con una tunica, ciò che è meglio non vedere.
E dimentica. Il peccato non interessa a Dio».
Un viaggio biblico dalla disobbedienza di Adamo ed Eva alla «tunica senza cuciture» di Gesù, per scorgere la disarmante semplicità della misericordia di Dio che non condanna l’uomo, ma perdona e dimentica. Anne Lécu ci parla dell’amore viscerale di Dio con la categoria delle vesti nella Sacra Scrittura e sottolinea, con parole delicate e con uno stile di scrittura sobrio, che Dio «viene a velare agli occhi la colpa e a ricoprirla». Perdonare e dimenticare sono in controtendenza rispetto al pensare odierno: siamo abituati, piuttosto, a denudare il peccatore e ad accusarlo: il Padre, invece, copre, ora con una tunica, ora con un mantello, ora con delle pelli, lo scandalo della nostra miseria. Questa lettura tessile della misericordia di Dio, passa attraverso le pagine riguardanti la dimora di Dio, la tenda: una casa fatta di pelli di animale, come per indicare, da lontano, il desiderio di fare della nostra pelle, della nostra vita, la sua dimora, la sua Basilica più importante. Sfiora, inoltre, il significato spirituale delle vesti preziose di Giuseppe d’Egitto e del figlio prodigo, delle pelli di Giovanni Battista, del sudario della passione e di altre pagine della Bibbia che mostrano la stoffa misericordiosa con cui Dio rattoppa gli strappi delle nostre mancanze.
Alla base di questa meravigliosa riflessione, troviamo una tensione, più spirituale che fisica: coprirsi o scoprirsi? L’autrice, lasciandosi trascinare dalla dinamicità della Parola, non esita a dire che il mettere a nudo la vergogna dell’altro è violenza, stupro e profanazione. Bisogna coprire gli altri e spogliare sé stessi del proprio uomo vecchio, e rimanere nudi. Nudi perché, se ci mettiamo, con tutta la vita, davanti a Dio è lui, solo lui, la nostra protezione. Le tuniche e i veli di cui è coperta la nostra nudità sono, in realtà, la misericordia di Dio che continuamente tesse il suo amore per noi. Le pelli, altro non sono che l’immagine di Gesù che dà a ciascuno la sua tunica, quella tessuta tutta d’un pezzo – la figliolanza divina – affinché tutti, senza eccezione, possiamo presentarci davanti al Padre santi e immacolati.
Coprire il fratello e scoprire noi: ecco l’apice dell’amore. A Dio non interessa altro se non coprire le nostre nudità. Questo, però, può farlo solo se noi ci scopriamo. E noi possiamo scoprirci solo se ci sentiamo amati da Dio. E lo siamo, nonostante tutto. «Davanti a lui, noi siamo innocenti».