Parlare delle Confessioni di Sant’Agostino è difficile, perché ci sarebbero davvero molte cose per mostrare la bellezza e la ricchezza spirituale di questo classico della spiritualità cristiana che ci arriva direttamente dal IV secolo, senza perdere nulla della sua freschezza e della sua attualità. Questo, per un semplice fatto: è la storia di una conversione e, quindi, una storia che parla a tutti noi, chiamati a convertirci ogni giorno alla sequela di Cristo; Papa Francesco a proposito ha avuto da dire sulle Confessioni: «Se Agostino è attuale è perché descrive come si diventa e si rimane cristiani nel tempo e nella Chiesa».
Le Confessioni sono davvero l’esempio pratico dell’affermazione di Agostino «Io sono domanda a me stesso», infatti di domanda in domanda, di dubbio in dubbio, di ricerca in ricerca, si può vedere come nella prima parte del libro (Libri I-IX) si dipana la storia della conversione graduale del santo ipponate che si racconta in un’autobiografia davvero sincera e senza finzioni, nella quale spesso il lettore può ritrovare anche qualche frammento della sua vita, come riflesso in un fiume. Agostino mostra, in ogni parte del racconto della sua conversione, quella nostalgia di Dio che lo affligge (positivamente) e lo spinge alla ricerca della verità in ogni dove, con cadute, curve, avvicinamenti ed allontanamenti, fino ad arrivare finalmente al battesimo, quando riceve la luce di Cristo che illumina tutta la sua vita e alla luce della quale la rilegge, contemplando le sue miserie e la grandezza della grazia e della misericordia di Dio.
Le Confessioni sono da leggere con calma, gustando ogni passaggio, perché in tutti gli angoli di quest’opera è possibile vedere uno scorcio della vita di Agostino e di quella di ciascuno di noi, per imparare anche a riconoscere, come fa Sant’Agostino rileggendo la sua storia, le orme del Signore che passa nella nostra vita, spesso in silenzio e in modo discreto.