Il virtuale è sempre di più parte integrante della nostra realtà poiché i social network sono parte della realtà e assumono un ruolo nella nostra vita personale e relazionale. Il virtuale non è in antitesi con il reale ma può essere considerato sua parte essenziale. Se il reale ha una sua struttura oggettiva che non può essere confusa o sostituita da una riproduzione virtuale, quest’ultimo è quella parte di realtà in cui siamo maggiormente in sintonia con l’immaginazione. Nei social network noi sviluppiamo un’identità virtuale, dove siamo un po’ più come vorremmo essere e la rete lo permette, almeno inizialmente. Il fatto di assumere diverse identità e ruoli, potrebbe creare una dissociazione che può condurre a percepirci come persone diverse nei differenti contesti, rischiando una incomunicabilità fra identità virtuale e reale. L’immaginazione, inoltre, può comportare una sovrapposizione del virtuale al reale, dimenticando che il primo è una realtà semplificata senza storia e quindi senza una continuità.
Tuttavia in questo contesto possiamo sperimentarci diversamente da come facciamo nella realtà di tutti i giorni, arrivando anche a scoprire alcune nostre potenzialità e aspetti repressi o nascosti di sé. Per una comunicazione social è necessario conoscere il linguaggio del mondo “digitale” fondato su tecnologie potenti da saper usare. È un mondo senza filtri in cui tutto è dettato da algoritmi e in cui spesso la comunicazione si può definire “comunicazione a silos”, ovvero tra persone che la pensano tutte allo stesso modo su un determinato tema. C’è inoltre un assottigliamento di confini tra interiorità ed esteriorità. Potremmo dire che non è più facile cogliere una differenza tra il tempo che passiamo online e quello che passiamo offline ma siamo perennemente onlife.
Siamo dunque in rete “anytime and anywhere” (in ogni tempo e in ogni luogo).
Tommaso Fucci, I Anno
Arcidiocesi di Trani-Barletta Bisceglie